Anticoagulante e antiepilettico da accoppiare con cura

Sergio ha 74 anni. È iperteso, ipercolesterolemico e a 67 anni è stato colpito da ictus emisferico sinistro, che lo ha lasciato emiplegico.
Da allora prende valsartan 80mg alla mattina per l’ipertensione, ASA 100mg dopo pranzo in prevenzione secondaria dell’ictus, atorvastatina 20mg alla sera per l’ipercolesterolemia, e fenobarbitale 100mg 2 volte al dì per la prevenzione dell’epilessia, anche se frequentemente si dimentica di assumerlo.
Recentemente ha effettuato una visita cardiologica di controllo, durante la quale è stata riscontrata una fibrillazione atriale parossistica, attualmente in ritmo.
Il cardiologo ha dunque sostituito ASA 100mg con un NAO, rivaroxaban, 10mg 1 volta al dì.
Date le difficoltà di deambulazione di Sergio, il suo medico lo visita al domicilio circa una volta al mese. Durante queste occasioni, Sergio mostra al medico i referti delle visite specialistiche e degli esami effettuati, e il medico prescrive i farmaci necessari.
Anche oggi la visita si svolge come di abitudine, e il medico prescrive dabigatran, il nuovo farmaco, assieme agli esami di controllo.
Dopo due settimane, il medico scarica gli esami dal portale del laboratorio e, vedendo i valori, gli sorge un dubbio.