Paola ha 47 anni e lavora come impiegata nello studio di un commercialista.
Ha avuto poco a che fare con i medici: a parte per due gravidanze a termine, non ha mai avuto bisogno di ricorrere all’ospedale.
La sua storia clinica è breve, e si riassume in una ipertensione arteriosa borderline, per cui è in terapia con amlodipina 10mg nella stagione invernale, mentre in quella estiva passa al dosaggio di 5mg.
Soffre inoltre di emicranie periodiche, per cui utilizza indometacina 25mg al bisogno e, come terapia preventiva, amitriptilina 40mg/mL, 10 gocce alla sera.
Negli ultimi mesi, complici le roventi temperature estive, l’intensità e la frequenza delle cefalee sono aumentate. Sentito il medico, Paola ha sostituito indometacina con ibuprofene, 600mg 2 volte al giorno in caso di attacco emicranico.
Sempre per il caldo, da due mesi circa, la paziente non solo ha dovuto ridurre la terapia anti-ipertensiva, come d’abitudine, ma ha deciso di sospenderla del tutto.
Nonostante questo, negli ultimi giorni le è capitato di soffrire di attacchi di vertigini, motivo per cui ha contattato telefonicamente il medico di famiglia che, attribuendo i sintomi all’ipotensione, ha indicato una terapia con midodrina, 10 gocce 2 volte al giorno.
I sintomi sembrano migliorare ma, dopo pochi giorni, Paola ripresenta la sintomatologia vertiginosa, con l’aggiunta di palpitazioni.
Chiede un appuntamento col medico che, aprendo la cartella clinica, riscontra una interazione. Quale?