Farmaci, integratori e interazioni

Daniela ha 68 anni.
È affetta da ipertensione arteriosa, insorta in giovane età, per cui assume quotidianamente doxazosina 4mg.
Negli ultimi mesi le è stata riscontrata una fibrillazione atriale, trattata con un antiaritmico, amiodarone 200mg, e con un anticoagulante, warfarin, in dose variabile a seconda dell’INR.
È in terapia inoltre con acido alendronico 70mg, 1 volta alla settimana, per una iniziale osteoporosi.
Dall’inizio della menopausa, Daniela soffre occasionalmente di cistite.
In questo caso la terapia impiegata consiste in integratori, probiotici specifici e, all’occorrenza, nella terapia antibiotica mirata, assunta sempre secondo le indicazioni del curante.
La paziente, dovendo prendere diverse medicine ogni giorno, decide di impegnarsi attivamente per migliorare il proprio stile di vita, per esempio bevendo molta acqua, al fine di ridurre la necessità dell’assunzione delle terapie farmacologiche vere e proprie.
Inoltre, ove possibile, cerca di impiegare integratori invece di farmaci.
Ad esempio, su consiglio della farmacista di fiducia, ha iniziato da alcune settimane ad assumere succo di mirtillo, noto per la sua utilità nella prevenzione delle recidive di cistite, in quantità considerevoli, pur sapendo bene che gli integratori sono meno efficaci dei farmaci.
All’ultimo controllo di INR, però, i valori risultano fuori range, e il medico si trova costretto a dimezzare la dose di warfarin. Cosa è successo?