Paroxetina, molte le sue interazioni

Maurizio ha 68 anni e vive in un piccolo paese del centro Italia.
Dall’età di 60 ha sofferto solo di ipertrofia prostatica, trattata con tamsulosina 0,4 mg 1 cp alla sera.
Circa 5 anni fa ha presentato acutamente due episodi di afasia associati a disorientamento, poi regrediti completamente.
Le indagini hanno mostrato la presenza di placche carotidee (ostruzione al 50% bilateralmente) e una vasculopatia cerebrale, motivi per i quali è stata posta diagnosi di TIA recidivanti e il paziente ha iniziato una terapia con acido acetilsalicilico, 75mg dopo pranzo.
Nel tempo, il paziente ha sviluppato un progressivo rallentamento ideomotorio, con difficoltà ad iniziare i movimenti, deambulazione a piccoli passi e tremore a riposo.
Rivalutato nel locale reparto di Neurologia, gli specialisti hanno riscontrato un parkinsonismo, verosimilmente sempre su base vascolare, iniziando una terapia con atorvastatina 10 mg una volta al giorno e pramipexolo 0,26mg, 3 cp al giorno.
Nelle ultime settimane Maurizio si sente triste e demoralizzato.
La notizia di essere affetto da una malattia importante ha lasciato il segno.
Per questo motivo si reca dal suo medico di famiglia che, vista la rilevanza del nuovo problema (all’anamnesi è presenta anche una iniziale ideazione suicidaria), lo approccia con paroxetina, 10 mg al giorno per una settimana, ad aumentare a 20 mg al dì in terapia cronica.
Dopo la prima settimana però Maurizio sviene.
Torna dal medico che, rivalutando la terapia, identifica una potenziale interazione e sospende paroxetina.