Politerapia cardiologica e interazioni

Rosa ha 94 anni.
È portatrice di un aneurisma aortico, motivo per cui è stata posta in terapia con ASA, 100mg al giorno, e pantoprazolo da 40mg.
È inoltre affetta da ipertensione arteriosa, per cui assume olmesartan 20 mg e amlodipina 5 mg al giorno.
A seguito del riscontro di fibrillazione atriale, è ora in terapia anche con fleiderina 100mg e carvedilolo 25 mg.
Recentemente, ha sviluppato un’embolia polmonare, in trattamento con enoxaparina 4000 UI due volte al giorno.
Su indicazione cardiologica, la terapia eparinica viene protratta anche per i due mesi successivi alla risoluzione della TEP, al dosaggio di mantenimento di 4000 UI una volta al giorno. Infatti, si è deciso di non passare ai nuovi anticoagulanti orali a causa dell’insufficienza renale moderata rilevata agli esami del sangue, mentre la seconda alternativa, una terapia con warfarin, è stata ritenuta di difficile gestione famigliare date le difficoltà a trasportare frequentemente Rosa al laboratorio per il monitoraggio ematochimico.
La figlia della signora, al termine dei due mesi di terapia eparinica raccomandata dal cardiologo, si reca dal medico di famiglia per chiedergli se proseguire o meno tale terapia.
Il medico guarda rapidamente la cartella clinica e risponde affermativamente, ma con una modifica. Quale?