Il nuovo cloud nazionale apre le porte al fascicolo sanitario del futuro

Il 22 dicembre sono entrati in funzione i quattro nuovi datacenter che ospiteranno, proteggeranno e gestiranno i dati dei servizi pubblici e delle amministrazioni pubbliche in generale.
Si trovano a Pomezia e Acilia nel Lazio, e a Rozzano e Santo Stefano Ticino in Lombardia, e costituiscono il cosiddetto "cloud nazionale".
Il termine "cloud" fa riferimento a un servizio che consente la gestione di grandi quantità di dati attraverso server connessi tra loro. Il "cloud nazionale" rappresenta un nuovo modo per lo Stato di gestire i dati, non più distribuiti in migliaia di vecchi e insicuri datacenter locali, ma gestiti da un unico operatore e condivisi rapidamente tra tutte le istituzioni, dai piccoli comuni ai ministeri. I nuovi datacenter consentiranno di rendere accessibili online molti servizi pubblici non ancora digitalizzati, diffondere l'identità digitale, creare un unico fascicolo sanitario elettronico nazionale e migliorare la sicurezza dei dati.
I datacenter sono "gemellati", il che significa che i dati vengono replicati in entrambi i datacenter per garantire la continuità del servizio in caso di problemi.
L'obiettivo è migrare i dati di almeno 280 amministrazioni entro il terzo trimestre del 2026.
Le aziende coinvolte nel progetto sono Tim, Leonardo, Cassa depositi e Prestiti e Sogei, con quote di partecipazione suddivise tra di loro.
Ci si aspetta che il progetto porti a un notevole risparmio di spesa pubblica e ad una maggiore efficienza nella gestione delle infrastrutture, oltre a un risparmio energetico grazie alla concentrazione dei dati nei quattro datacenter centralizzati.
A cosa serve il cloud nazionale appena acceso