La mano bionica del futuro? Si stampa in 3D

Sono oltre 50 milioni le persone che, a livello mondiale, vivono il trauma della disabilità data dall’amputazione di un arto.
Per tornare ad una vita normale è spesso necessario l’utilizzo di una protesi, ma non sempre sono disponibili delle soluzioni di qualità.
Gli arti protesici tradizionali risultano essere in gran parte rozzi, costosi e fragili, anche a causa dei costi elevati.
Ma c’è una soluzione.
Negli Stati Uniti si sta diffondendo la pratica di stampare in 3D protesi adattate in modo sartoriale al singolo paziente. Infatti, la produzione industriale di massa non può garantire una flessibilità sufficiente.
Al contrario, la manifattura additiva, come ad esempio la stampa 3D SLA a resina, risulta ideale per questo genere di applicazioni. Ad esempio, l’azienda Psyonic, creatrice di Ability Hand, ha sviluppato un prototipo realizzato con metodi di produzione ibridi.
Tra questi, stampa 3D, stampaggio a iniezione, inserti realizzati in silicone e con macchine CNC.
Il risultato promette ai pazienti di riavere la mobilità, e la vita, precedente al trauma. Alle parti meccaniche “standard” comuni a tutte le protesi, che includono ingranaggi e i motori in metallo e garantiscono robustezza, si affianca dunque la stampa 3D.
Essa risulta utile specialmente per quelle componenti che si interfacciano con la ferita chirurgica nella sede di amputazione, diversa da paziente a paziente.
In questo senso la stampa con tecnologia SLA, grazie all’evoluzione dei materiali, produce componenti robuste o flessibili a seconda della necessità e della resina utilizzata.
L’estrema personalizzazione e la risoluzione di stampa, che raggiunge ormai pochi micron, sono le chiavi che porteranno alla diffusione sempre più estesa di questa tecnologia.
La produzione additiva con le tecnologie Formlabs consente a PSYONIC di sviluppare mani bioniche a costi accessibili