SSDC: ecco come il loro utilizzo porta spesso i medici a modificare le loro decisioni

Uno studio clinico randomizzato condotto in Italia, pubblicato su
Jama Network Open, ha rivelato il potenziale dei sistemi di
supporto decisionale computerizzati (SSDC) nella riduzione di errori di diagnostica e di prescrizione.
Questa la principale evidenza mostrata da uno dei più grandi studi clinici randomizzati a livello internazionale, condotto in Italia e finanziato dal Ministero della Salute e dalla Regione Lombardia, che si poneva un duplice interrogativo: è possibile incoraggiare i medici a riconsiderare le loro prescrizioni e decisioni, potenzialmente dannose, tramite un software che li orienti con alert e messaggi-guida? È possibile implementare con successo un SSDC sviluppato in un altro contesto, in un paese e in un ambiente di cura differente - un ospedale con sede nella grande area di Milano?
Lo studio, condotto sotto la supervisione di
Lorenzo Moja, professore associato in Igiene e Medicina Preventiva presso l'Università degli Studi di Milano, mostra che la risposta ad entrambe le domande è "sì".
I medici che hanno utilizzato il SSDC hanno riportato un tasso significativamente più basso di errori di prescrizione e di diagnosi rispetto al gruppo di controllo, che non aveva accesso al supporto decisionale. Tuttavia, molti, ma non tutti, i potenziali errori che sono stati corretti non hanno avuto esiti diretti sui pazienti. Il risultato non va, però, sottovalutato: come numerosi studi suggeriscono, le conseguenze di piccoli errori possono causare pesanti conseguenze per i pazienti, incluso il decesso, e generare danni materiali e non, a carico della struttura ospedaliera.
Leggi tutto su Quotidiano Sanità